11 Luglio 2023
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10/07/2023 – Inflazione nei principali Paesi e reazioni delle Banche Centrali

L’inflazione, sia nelle principali economie europee, sia degli Stati Uniti, si presenta ancora elevata, anche se in discesa, rispetto al target delle banche centrali fissato al 2%. Fa eccezione la Spagna, unico Paese europeo a registrare un dato in linea con gli obiettivi. Due le eccezioni in Europa rispetto al trend discendente che è iniziato nell’ultimo trimestre del 2022: in Germania e nel Regno Unito l’indice dei prezzi al consumo risulta nuovamente in salita nelle ultime rilevazioni. In Italia, invece, l’inflazione di giugno si attesta al 6,4 per cento (1,2 punti percentuali in meno rispetto a maggio). Le Banche Centrali in questo scenario continuano a mantenere un atteggiamento di politica monetaria restrittivo.

Nel mese di giugno la Banca Centrale Europea, quella Inglese e quella Svizzera hanno alzato ulteriormente i tassi di interesse, annunciando che poterebbero esserci nuovi rialzi nei prossimi mesi. La Fed ha, al contempo, dichiarato che è pronta a rialzare i tassi almeno altre due volte nel 2023. Questo perché tendenzialmente è l’inflazione di fondo cd. “core”, che esclude le componenti più volatili, a rimanere resiliente, confermando la strutturalità di alcune delle dinamiche che sostengono l’indice dei prezzi. Infatti, l’inflazione generica dell’Area Euro è scesa al minimo del 2023 ma quella “core” è salita al 5.4%.

A differenza di quanto sta accadendo negli USA tuttavia nell’Eurozona l’attività economica si sta deteriorando più velocemente, a causa della recessione manifatturiera ormai diffusa nei maggiori Paesi europei e prevalentemente in Germania. Non in tutto il mondo però l’inflazione è in crescita. Spostandoci sul fronte orientale, in Cina si continuano a registrare cali delle esportazioni, una discesa dei prezzi alla produzione e una progressiva contrazione delle importazioni. Ciò indica una domanda domestica di fondo debole e un rallentamento generale dell’economia del Dragone.

L’indice dei prezzi al consumo cinese, così, nel mese di giugno ha riportato una performance invariata su base annua rispetto alla crescita dello 0,2% attesa e il rialzo dello 0,2% del mese precedente. Si tratta, in base ai dati dell’Ufficio nazionale di statistica, della nona frenata mensile consecutiva e della più ampia da dicembre 2015 a causa dell’indebolimento della domanda e della moderazione dei prezzi delle materie prime.

Se il resto del mondo è ancora alle prese con la gestione dell’inflazione, la Cina si sta trovando a far fronte alla minaccia della deflazione. Per questo motivo la Pboc sta attuando politiche monetarie espansive: il mese scorso la Cina ha tagliato i tassi ufficiali per aumentare la liquidità e ha promesso di adottare misure mirate per promuovere i consumi delle famiglie.