Giovedì 22 giugno, la Banca d’Inghilterra ha annunciato il suo tredicesimo aumento consecutivo dei tassi di interesse portandoli dal 4,5% al 5%. L’aumento di 50 punti base, al di sopra delle attese del mercato, riflette l’impegno e la volontà delle autorità britanniche nel contrastare la crescente inflazione. Tale decisione ha evidenziato divisioni interne in quanto due dei sette membri del Monetary Policy Committee (Mpc) si sono espressi a sfavore dell’aumento e hanno votato per lasciare i tassi invariati al 4,5%. Nonostante le differenze di opinione, la Banca d’Inghilterra ha sottolineato la necessità di adottare misure restrittive anche nelle prossime riunioni per affrontare le pressioni inflazionistiche nell’economia.
Secondo gli ultimi dati, infatti, la situazione dell’inflazione nel Regno Unito solleva ulteriori preoccupazioni: nonostante l’inflazione annua a maggio, rispetto al mese precedente, sia rimasta invariata all’8,7%, la core inflation, che esclude categorie volatili come energia e prodotti alimentari è salita al 7,1% a maggio, rispetto al 6,8% di aprile. Questi numeri sono tutt’altro che positivi per il Regno Unito, in quanto indicano uno scostamento rispetto alla situazione degli Stati Uniti e nell’Eurozona, dove l’inflazione a maggio è invece diminuita. Come ripotato dal Sole 24 Ore “I mercati prevedono ora che i tassi d’interesse saliranno ulteriormente alla prossima riunione dell’Mpc in agosto e che toccheranno il 6% prima della fine dell’anno.”
Gli investitori rimangono quindi in attesa dei prossimi dati sull’inflazione per capire quali saranno le decisioni delle prossime riunioni della Bank of England. Il Monetary Policy Committee continuerà a sorvegliare attentamente i segnali di pressioni inflazionistiche in vari settori dell’economia, come il mercato del lavoro, gli aumenti salariali e il settore dei servizi. Se saranno riscontrate prove di pressioni persistenti, potrebbe essere necessaria una politica monetaria ancora più restrittiva.